Nel 1902 Sigmund Freud inviò a quattro persone: Alfred Adler, Wilhelm Stekel, Max Kahane e Rudolf Reitler, dei biglietti di invito per un incontro da tenersi a casa sua su argomenti di comune interesse. Nasceva così la Società Psicoanalitica viennese. Nel 1911 Alfred Adler, con altri 6 membri, lascia la Società Psicoanalitica per dare vita alla Società di Psicologia Individuale.
Il modello teorico della Psicologia Individuale adleriana rappresenta oggi una scelta per la pratica professionale dello psicoterapeuta che radica il proprio intervento in una tradizione psicodinamica ma è improntato all'attualità dei bisogni di intervento e di cura nella società odierna.
La Psicologia Individuale adleriana costituisce un modello teorico aperto, non dogmatico, dinamico, che costantemente si confronta con gli altri orientamenti teorico-pratici e con le evidenze della ricerca scientifica, all'interno di un paradigma epistemologico attuale, che è quello della complessità. Ciò offre la possibilità di usufruire di un un modello teorico e tecnico-metodologico che si configura come modello di rete e rete di modelli, in cui comprendere la personalità e l’eziopatogenesi nelle sue dimensioni: bio-somatica, psico-relazionale e socio-culturale.
Ad orientare il terapeuta adleriano è pertanto sempre la ricerca del miglior trattamento possibile per quella persona in quella situazione (e non l’applicazione di una tecnica “buona” per tutte le situazioni), la proposta di una psicoterapia «su misura», orientata dalla comprensione ed al trattamento dei meccanismi psicopatologici che sottendono i sintomi.
Sono numerose le concettualizzazioni adleriane che anticipano alcuni sviluppi del modello psicoanalitico (Psicoanalisi Relazionale, Psicologia del Sé), gli studi sugli stili di attaccamento (Bowlby), gli sviluppi attuali delle neuroscienze (plasticità neuronale, mirros neurons), gli approfondimenti sistemici rispetto all'importanza della costellazione familiare...
L'impostazione adleriana predispone quindi una cornice teorico-metodologica coerente, dinamica e flessibile, che consente allo psicoterapeuta di dotarsi di strumenti diversificati per operare in differenti contesti ed ambiti di intervento: le Psicoterapie analitiche open ended, le Psicoterapie focali a tempo limitato, le Psicoterapie di coppia, di gruppo, le Psicoterapie in età evolutiva, rivolte ai soggetti anziani, gli interventi riabilitativi, psicoeducativi, di counseling, gli interventi di Psicologia clinica e di liaison, di Psicologia scolastica.
Il percorso formativo include una formazione specifica sul modello delle APPs – Adlerian Psychodynamic Psychotherapies: un modello di intervento basato su una lettura psicopatologico-dinamica della patologia, specificatamente orientato secondo il riconoscimento di diversi Livelli di Funzionamento Psicopatologico del paziente.
La psicopatologia è considerata come risultato di un processo a cui concorrono vulnerabilità biologiche e psicosociali, sia in senso intrapsichico (dimensione dell’inconscio), che ambientale e relazionale. La possibilità di individuare i punti di forza e le aree di maggiore disfunzionalità del paziente consente di modulare gli interventi terapeutici "su misura" del paziente. Gli obiettivi clinici sono rivolti a modificare non solo i sintomi, ma anche aspetti significativi del funzionamento del paziente, sostenendo e rinforzando nel contempo le risorse più adattive. Il modello prevede la possibilità di individuare obiettivi di cambiamento intrapsichico, utilizzando strumenti tecnici diversificati, attraverso la modulazione della relazione terapeutica.
Sono disponibili evidenze di efficacia nel trattamento dei disturbi d'ansia e dei disturbi minori dell'umore, dei disturbi del comportamento alimentare, dei disturbi di personalità.